Piccoli organismi eucarioti monocellulari, invertebrati, vermiformi e di origine acquatica sono tra i nemici nascosti delle piante di vite. Si tratta di quella parte patogena di uno dei gruppi di organismi più abbondanti e diffusi sulla terra, il phylum nematoda, formato nel suo complesso da circa 20000 specie.
La natura e l’impatto di questi organismi patogeni sulla coltivazione della vite è stato trattato in un interessante articolo comparso sul numero 3483 (26 novembre 2016) de La Semana Vitivinícola (SeVI, la versione web del testo è disponibile qui). Ve ne proponiamo un breve e non esaustivo sunto, rimandando al testo originale che propone anche un approfondito apparato bibliografico.
Se in generale la gran parte degli organismi appartenenti al phylum nematoda non è patogeno della vite, le perdite legate all’azione dei nematodi patogeni comporta consistenti perdite di produzione ai viticoltori di tutto il mondo. Il loro impatto è difficile da calcolare, la letteratura in merito indica perdite di produzione che vanno dal 7% per l’Australia al 20% per la California. Per quanto riguarda la Spagna, le perdite legate alle patologie connesse alla presenza di nematodi nel terreno dei vigneti sono stimabili sulla produzione vinicola in circa 150milioni di euro ogni anno.
Gli autori dell’articolo della Semana (Juan Emilio Palomares Rius, Antonio Archidona Yuste, Pablo Castillo) hanno definito i nematodi come “nemici nascosti della vite”, per il fatto che non è sempre facile identificare quali patologie possano essere connesse alla loro presenza nel terreno di coltivo, a meno da non fare approfondite analisi sia delle radici delle viti che del suolo stesso.
L’azione patogena, che ha esiti diversi a seconda del tipo di nematodi presenti, si concentra soprattutto nelle radici, causando la formazione di galle o lesioni, ovvero attraverso l’inoculazione da parte dei nematodi di virus vegetali diversi che poi influiscono sulla salute della pianta.
Una strategia di prevenzione può essere efficace innanzitutto al momento della creazione di nuovi impianti, sia attraverso un’analisi del terreno che possa portare alla pianificazione di azioni mirate, sia attraverso la scelta delle barbatelle che devono provenire, anche secondo i termini di legge, da vivai che assicurino un trattamento sanitario (come ad esempio quello attuato con la termoterapia), o che siano di varietà resistenti.
Più in generale è necessario impedire che vengano introdotte nei terreni specie aliene, capaci di impattare in modo significativo sulla biodiversità locale.
Si tenga presente che l’introduzione di nematodi alieni può essere causata anche dall’uso di macchinari “contaminati”, o più in generale dall’apporto di terra o dal suo movimento.
Oltre alle pratiche agronomiche sopracitate sono possibili azioni di controllo chimico ovvero quelle di lotta integrata, tutte da valutarsi secondo principi di economicità, sostenibilità ed efficacia.
FEB
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