Poco vino, ma di ottima qualità. Questo in sintesi il bilancio dell’ultima vendemmia in Irpinia, storica terra dei tre grandi Docg Taurasi, Greco di Tufo e Fiano di Avellino. “L’inverno è stato freddo, piovoso e caratterizzato da forti nevicate – ha spiegato Pierpaolo Sirch, consulente tecnico e agronomico di alcune importanti aziende vitivinicole italiane e amministratore delegato di Feudi di San Gregorio, nota cantina di Sorbo Serpico, in provincia di Avellino – : un andamento meteo che ha consentito di accumulare riserve idriche importanti sia per i terreni che per le falde”.
La regione ha poi avuto un’estate calda e poco piovosa, anche se le provvidenziali precipitazioni di luglio hanno evitato lo stress idrico delle viti. L’inizio di agosto ha fatto registrare temperature più elevate, ma con escursioni termiche di circa 15 °C, che hanno corroborato le piante, creando le migliori condizioni per un’annata di qualità, contraddistinta da vini di grande carattere.
La vendemmia dei grandi bianchi, Fiano e Greco, ha avuto inizio dopo la prima metà di settembre, anticipata rispetto agli scorsi anni di almeno due settimane. Ugualmente per l’Aglianico: la vendemmia, prevista solitamente per fine ottobre-inizio novembre, è stata anticipata di almeno tre settimane a causa del caldo estivo. La resa è stata scarsa – la produzione in alcune zone irpine è calata anche del 50% rispetto agli scorsi anni, benché in linea con l’anno 2011 – ma con una prospettiva di elevata qualità.
“Il Fiano ha avuto un calo del 10% rispetto all’anno 2011 – afferma Aurelia Fabrizio, proprietaria della nota Cantina Rocca del Principe di Lapio (AV) – ma la qualità si è presentata ottima: uve sane senza segni di marciume. La siccità e le poche precipitazioni che hanno caratterizzato i mesi scorsi non solo hanno arginato le consuete malattie delle viti, ma hanno influito positivamente sulle fasi di prefioritura e allegagione, determinando un’alta qualità dell’uva e prefigurando un’eccellente vinificazione”.
Piero Mastroberardino, della omonima casa vinicola di Atripalda, conferma che dal punto di vista quantitativo ci si aspettava una leggera diminuzione, ma si è mostrato soddisfatto da quello qualitativo: uve sane, in grado di garantire vini buoni, anche se non si può parlare di grande vendemmia.
La stessa qualità che ha contraddistinto la vendemmia del 2003: nove anni fa il caldo estivo e la mancanza di pioggia assicurarono infatti un grado zuccherino più elevato e, in alcuni casi, i vini di quell’annata sono diventati da collezione. “Si spera dunque – ha dichiarato il presidente regionale campano della Coldiretti Gennaro Masiello – di scalare nuovi posti sul mercato straniero, attraverso una migliore qualità del vino prodotto nel 2012”.
Nonostante la qualità dell’annata e la contemporanea scarsa quantità, le quotazioni non sono state incrementate: il prezzo dell’uva del Fiano oscilla tra i 63 e i 70 centesimi più iva, rimanendo costante rispetto al 2011; la quota di quella dell’Aglianico va dall’euro, all’euro e ottanta centesimi per le piante vecchie; quella del Greco di Tufo è stata valutata a 80 o 90 centesimi al chilo a seconda del grado zuccherino. Questi prezzi sono stati deliberati dal Consorzio viticoltori degli “Otto comuni del Greco di Tufo”. I viticoltori irpini non hanno avuto problemi a vendere le uve, anche se è risultato evidente il malcontento generale, essendo stato stabilito un prezzo non concorde con la qualità e scarsità delle uve.
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