Diversi studi pubblicati negli ultimi due decenni hanno indagato l’influenza dell’ascolto della musica sull’acquisto e sul gusto percepito del vino. Sul tema si è recentemente soffermata la nota giornalista americana di The Wall Street Journal, Lettie Teague, che ha inoltre dato una sua personale “versione dei fatti”.
Uno studio condotto nel 1999 presso l’Università di Leicester, i cui risultati sono stati pubblicati sul Journal of Applied Psychology, ha analizzato il comportamento di 82 compratori di vino dei supermercati della periferia inglese. Ne è risultato che la diffusione nel negozio di musica francese portava al maggior acquisto di vino francese, piuttosto che tedesco, in misura di cinque volte ad una. Diversamente se dagli altoparlanti proveniva musica tedesca si incrementavano le vendite di vino prodotto in Germania.
Una ricerca condotta invece nel 2010 presso l’Università Heriot-Watt di Edimburgo dal prof. Adrian North, ha dimostrato invece che la musica ha un impatto misurabile sulla percezione di un vino. Sottoponendo a 250 persone – metà uomini e metà donne, tutti di età inferiore a 25 anni – all’assaggio due vini cileni, un Cabernet e uno Chardonnay, durante l’ascolto di quattro diversi brani musicali di genere ritmo diversi, si è riscontrato che quando la musica era vivace anche i vini venivano percepiti come brillanti, mentre all’ascolto di musica più “potente” (nel caso specifico si trattava dei Carmina Burana), nel vino era percepita importanza e struttura; e così anche ascoltando musica dolce e soft queste caratteristiche venivano percepite all’assaggio.
Chiedendo un parere a diversi esperti americani e provando su se stessa l’esperienza di bere diversi tipi di vino ascoltando diversi tipi di vino la giornalista è giunta ad una personale conclusione, certamente meno scientifica (come lei stessa afferma) ma significativa: quando vino e musica si combinano il risultato è una reazione completamente personale.
FEB
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