Negli ultimi decenni sono state sviluppate diverse tecniche per indagare la variabilità spaziale delle principali caratteristiche ambientali di un areale, la cui conoscenza approfondita permette di valutare la vocazionalità del territorio ai diversi vitigni e di adattare le tecniche colturali e gli obiettivi enologici, così da esaltare la qualità del prodotto ottenuto e conferigli allo stesso tempo una maggiore esclusività.
Se nell’applicazione delle tecniche di viticoltura di precisione si favoriscono rilievi ad elevata risoluzione (da prossimale o da drone), per la zonazione – cioè per lo studio dell’interazione tra vitigno e ambiente all’interno di un areale di produzione – sono più indicati rilievi satellitari, come suggeriscono su Il Corriere Vinicolo n.18, edizione Vite, Davide Bianchi e Lucio Brancadoro, del Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali (DISAA) dell’Università degli Studi di Milano.
I rilievi satellitari, infatti, a fronte di risoluzioni inferiori (in genere di diversi metri) permettono di indagare facilmente vaste aree e con una maggiore frequenza temporale.
Nel contributo, ad un’introduzione generale sulle più innovative tecniche di zonazione, segue la presentazione di un caso di studio di zonazione satellitare che ha interessato l’areale vinicolo della Malvasia di Bosa, in Sardegna.