Crescono i contratti di rete tra aziende di piccole e medie dimensioni per fronteggiare la competizione internazionale, a fronte di una tipica frammentazione del nostro Paese: 640 i contratti di rete attivati a fine 2012, 99 le province coinvolte in tutte le regioni italiane per un totale di 3.323 imprese (dati Infocamere). Il capofila come numero di aziende vitivinicole è il Nord Italia con alla testa Lombardia (769), seguita da Toscana (495), Emilia-Romagna (482) e Veneto (267). Lo ha dichiarato Paola Iamicelli, dell’Università di Trento a Vinitaly nel convegno “Vino, idee per l’aggregazione delle imprese italiane” organizzato dall’Informatore Agrario, sponsorizzato da Tonnellerie Berthomieu Ermitage e moderato dalla giornalista Clementina Palese. “La crescita è legata agli incentivi fiscali e ai programmi di sviluppo locali delle amministrazioni – ha spiegato l’esperta – . Alla base c’è la progettualità delle imprese che nel tempo stanno vedendo nelle reti nuove chances per affrontare i mercati”.
Da Alfred Manuel Coelho, dell’UMR MOISA SupAgro Montpellier, una fotografia completa sugli scenari competitivi internazionali. “I gruppi italiani a misura globale sono praticamente tutti cooperativi – ha spiegato – . La maggior parte del tessuto produttivo italiano non è dimensionato per offrire vini a prezzi competitivi all’estero, dove occorre invece puntare sulla differenziazione, investendo in marchi, forza vendita e soprattutto in reti di distribuzione”.
In particolare si richiedono capacità finanziaria e un portafoglio con volumi di vini sufficienti per assicurare la redditività: “Il mercato mondiale del vino è costituito da 40 gruppi vitivinicoli che controllano circa il 40% del fatturato globale – ha aggiunto Coelho – Teniamo presente che l’Italia, in cui a grandi volumi spesso corrispondono vini da tavola, manca di massa critica per le diverse produzioni a denominazione e ciò favorisce a livello internazionale il mercato dei vini sfusi”.
Ulteriori contributi sono giunti da alcuni produttori presenti in sala. “Da soli non si va lontano – ha detto Nicodemo Librandi, presidente dell’associazione EuVite. La rete è fondamentale per essere presenti sui mercati”. “Ho sempre creduto in diverse forme di aggregazione” ha aggiunto Vittorio Frescobaldi. “Auspico che il governo offra un aiuto alle piccole e medie aziende perché possano aggregarsi e confrontarsi con maggiore forza sui mercati esteri”. Dal Gruppo Italiano Vini, una testimonianza: “Il fatto di arrivare con piccole quantità all’estero fa sì che i buyer abbiano un eccessivo potere di contrattazione – ha spiegato Christian Scrinzi – . Invece dobbiamo avere maggiore forza contrattuale, le reti d’impresa potrebbero contribuire a salvaguardare la nostra vitivinicoltura”.
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