di Paolo Ferrante
La spiegazione dell’ulteriore rallentamento delle dinamica inflazionistica di novembre (da +0,8 a +0,7 per cento) la fornisce lo stesso Istituto nazionale di statistica nel suo rapporto sui prezzi al consumo.
Sono ancora i beni energetici e gli alimentari freschi, le componenti cioè più volatili del paniere Istat, a svolgere un ruolo disinflattivo, considerando che al netto di entrambi le componenti il caro-vita (la cosiddetta “inflazione di fondo”) resta stabile all’1,2%.
C’è un’altra evidenza che corrobora la circostanza di un’attenuazione della dinamica inflazionistica concentrata essenzialmente nell’energy e nel fresco alimentare (ortofrutticoli in primis): i prezzi dei prodotti ad alta frequenza di acquisto cedono a novembre lo 0,1% su base mensile, ma marciano a un ritmo annuo dello 0,8%, anche in questo caso lo stesso valore registrato a ottobre. Per inciso, alla dinamica congiunturale, in rallentamento, ha contribuito principalmente il calo dei prezzi dei carburanti.
Chi agita insomma lo spettro della deflazione dovrà trovare ulteriori elementi di conferma nella dinamica futura dei prezzi al consumo, laddove i contributi alla decelerazione del caro-vita avranno anche una matrice diversa delle componenti più volatili.
Sono molteplici gli elementi che suggellano questa tesi. Se si guarda alla dinamica tendenziale (su base annua, ndr) dei prezzi di alimenti e bevande analcoliche si passa dal +1,4% di ottobre al +1,3% di novembre. Poca cosa, considerando tra l’altro che l’aumento dell’Iva non ha coinvolto il comparto, su cui gravano o l’aliquota super ridotta del 4% o quella del 10%, rimasta tale. Insomma ci si sarebbe potuto aspettare qualcosa in più che però non c’è stato.
Per le bevande alcoliche, tassate invece al 22%, il +3,7% di ottobre è salito al 3,8% a novembre. Gli spirits addirittura sono balzati al 2,4%, dall’1,9% di un mese prima. I vini sono rimasti ancorati al 5,3% di ottobre e le birre dall’1% si sono arrampicate all’1,4%. Nel non food ha fatto da freno solo il capitolo comunicazioni, grazie alle spinte ribassiste della “solita” telefonia mobile. Ma non sono variate in maniera sostanziale le altre voci di spesa, dall’istruzione ai servizi per la salute, da abbigliamento e calzature a mobili, abitazione, acqua e elettricità.
Tornando ai prezzi dei vini, che alla fase alla produzione hanno girato in negativo anche nel dato tendenziale, si segnala a novembre una decelerazione al consumo per le etichette da tavola al più 8,8%, dal 9,1% di ottobre. Si intensifica al contrario la dinamica dei vini di qualità e degli spumanti, con i prezzi che anno su anno spuntano adesso incrementi del 3,5% (+3,4% a ottobre) e del 2,8% (+2,7%).
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