Uno dei punti che spesso fatichiamo a focalizzare, quando parliamo del mercato del vino in Cina, è non tanto se il vino piace ai cinesi, dato ormai assodato, ma come si avvicinano ai vini italiani.
È su questo punto nodale che si è concentrato il Boroli Wine Forum 2013.
Non capita spesso di sentire parlare di vino da qualche autorevole rappresentante autoctono del più grande mercato asiatico e questo spiega il pubblico delle grandi occasioni e soprattutto il pieno di produttori per un argomento che avrebbe dovuto essere, in realtà, collaterale al tema: “Vino e Architettura, la cultura italiana conquista la Cina”.
Moderati da Bruno Vespa si sono alternati gli interventi di Antonio Galloni, winewriter italoamericano, Leonardo Raspini, direttore generale di Tenuta dell’Ornellaia, da tempo operante nel paese asiatico e Massimo Roi, architetto italiano con lunga esperienza in Cina.
Insieme a loro una rappresentanza qualificata di ospiti cinesi come Lam Kong di Purple Jade, catena di alberghi di lusso, Zhen Su, l’imprenditore immobiliare della Città del Vino di Shangai e Yue Cheng, giornalista televisivo di CCTV, China Central Television, la grande rete televisiva statale che trasmette anche in lingua inglese.
Soprattutto l’intervento di quest’ultimo, preciso e documentato, ha offerto spunti di riflessione e aperto prospettive sull’identikit del consumatore cinese. Intanto ha ricordato il grande potenziale del mercato del vino nel suo paese, dove la velocità di crescita dei consumi è impressionante (+39% solo nel 2010, contro una media mondiale di + 9%) e gli ampissimi margini di sviluppo del Paese del Dragone dove, solo fino a 30 anni fa, nessuno conosceva il vino e nel 2012 la media dei consumi pro capite ha viaggiato tra 0,6 e 1 litro all’anno.
Secondo i dati forniti da Yue Cheng sono circa 20 milioni i consumatori di vino abituali, un numero in rapido aumento, concentrati soprattutto nelle grandi città e che andrebbero aggregati in tre gruppi principali.
Il primo gruppo comprende quelli di età superiore ai 60 anni, che non conoscono il vino, lo bevono soprattutto per ragioni salutistiche, e fanno grande attenzione al prezzo.
Il secondo gruppo, non più di 2 milioni di persone, è formato da consumatori tra i 35 e i 60 anni che hanno affinato il palato e sanno giudicare il vino di qualità, non badano al prezzo e considerano il vino uno status symbol. Infine il gruppo più numeroso, quello dei giovani professionisti di classe media, che apprezzano lo stile di vita occidentale, bevono più vino che i tradizionali distillati dei genitori (fino al 2004 in Cina si poteva definire vino anche il distillato di sorgo o di riso), non possono ancora accedere a vini di alto prezzo – ma lo faranno appena raggiunta la stabilità economica – quindi studiano il rapporto qualità prezzo con molta attenzione.
Nel made in Italy il successo per l’export
Ma quanto ci capiscono i cinesi di vino italiano? Sintomatica sarebbe la risposta di Baidu, il principale motore di ricerca in lingua cinese: digitando Bordeaux uscirebbero all’incirca 7 milioni di voci, digitando Barolo solo 120 mila.
L’imprenditore Zhen Su, ha spiegato che il mercato cinese conosce di più Barolo, Barbaresco, Chianti perché possono avere prezzi più alti, la stessa ragione per cui si comprano i costosi vini francesi, che però poi non si bevono, ma si usano come regali di prestigio.
Interessante sapere che un vino di prezzo basso non può che entrare in una competizione perdente con i vini locali.
Tuttavia un campione di distributori e commercianti, selezionati per una recente indagine attraverso alcuni social network locali, ritiene che l’ascesa del vino italiano sul mercato interno cinese potrebbe essere favorita dalla crescita in atto nelle vendite di vino estero, dai prezzi più vantaggiosi rispetto ai vini francesi e dalla gamma di prodotti più ampia.
Dunque che fare? Il suggerimento è promuovere di più la cultura italiana in Cina. Associare il mondo del vino a personaggi famosi o storici. Educare i distributori, ma anche le celebrities locali alla tradizione gastronomica italiana. Spiegare che i vini italiani hanno la stessa qualità dei vini francesi, ma prezzi più vantaggiosi. E, secondo la deliziosa Lam Kong, entusiasta dell’Italia, creare occasioni per consentire ai suoi conterranei di “fare esperienza della bellezza di questi luoghi”.
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