Cinquecentocinquanta milioni di euro: questa è la bolletta del vino italiano. In meno di due anni vi è stato un incremento dei costi del 200%, così che l’energia elettrica è diventata primo centro di costo per le cantine italiane che si aggiunge, peraltro, agli aumenti dei “dry goods”.
“La situazione – commenta Paolo Castelletti (Segretario generale UIV) – è molto preoccupante e rischia di divenire insostenibile per un settore estremamente price sensitive come il vino e composto da aziende piccole e medie”.
Questa emergenza per la filiera è oggetto del servizio di apertura (a cura di Giulio Somma) de Il Corriere Vinicolo n. 4 in edicola dal 31 gennaio 2022. Passati in rassegna il calcolo complessivo del costo energetico delle aziende, le richieste al governo (fatte comprese quelle a voce Unione Italiana Vini) e le strategie su rinnovabili e macchinari a basso consumo. Al centro della questione ci sono l’urgenza ormai improrogabile di rivedere i bilanci energetici, facendo leva anche sulle opportunità offerte dal Pnrr e l’ormai inevitabile ritocco dei listini. Come di consueto, l’organo d’informazione di UIV, raccoglie e propone ai suoi lettori dubbi e proposte dei produttori, dando voce in questa occasione a: Quirico Decordi (Vinicola Decordi), Alessandro Botter (Botter Wines), Enrico Gobino e Marco Arduino (Mondodelvino), Antonio Michael Zaccheo (Carpineto), Davide Mosaner (Schenk Italian Wineries), Luca Serena (Serena Wines 1881), Alberto Marchisio (Cantine Vitevis), Davide Girardello (Pasqua Vigneti e Cantine).
Il costo dell’energia elettrica rischia dunque di minare la competitività del vino italiano che, su diversi mercati e numerosi segmenti, si gioca oggi sul filo di lana. C’è il pericolo che deragli il treno del vino già lanciato oltre il 7 miliardi di euro nel 2021 e che quest’anno può (o diremmo ora “potrebbe”) solo crescere?
FEB