All’inizio del mese di marzo è stato rilasciato da ICEX, l’istituto spagnolo per il commercio estero, un completo report sul mercato del vino in Russia.
Colpisce che l’introduzione alla ricerca metta subito in relazione questo mercato con quello della Cina: “Il mercato del vino in Russia non è così promettente come quello cinese, ma si calcola che il consumo potrebbe aumentare del 18% entro il 2016”; oggi il consumo annuo pro capite di vino è tra i 5 e i 7 litri, stabile da diversi anni.
Dal canto loro, infatti, gli spagnoli, tradizionalmente tra i più importanti fornitori per la Russia di vino in cisterna (categoria che tra il 2011 e il 2013 ha visto un calo delle richieste a causa dell’aumento dei prezzi), sembrano credere fortemente in questo mercato, soprattutto oggi per quanto riguarda il segmento dei vini da tavola con indicazione geografica messi in vendita a un prezzo inferiore ai 200 rubli (circa 5 euro): la Spagna è particolarmente competitiva in questa categoria essendo in grado di fornire vino da tavola a un prezzo concorrenziale.
Il settore Premium rimane, invece, in mano ai francesi che anche qui hanno saputo promuovere la loro immagine di “glamour”, di lusso e di raffinatezza; non facciamo però male anche noi italiani che, grazie anche alla popolarità della nostra cucina (il 30% dei ristoranti di Mosca propone cucina italiana), siamo molto ben posizionati nell’Horeca e, indirettamente, nel commercio al dettaglio. In generale l’Italia è il primo fornitore di vino per la Federazione Russa con un posizionamento molto stabile nel segmento dei vini di qualità, in tutti i canali.
Particolarmente interessante quanto il report di Icex spiega a proposito della distribuzione che in Russia presenta una catena relativamente corta. Le figure d’importatore e distributore spesso coincidono, fino, in alcuni casi, a comprendere anche la funzione di venditori al dettaglio. Le caratteristiche geografiche del territorio, i vasti spazi e la distribuzione della popolazione, hanno dato vita a due principali reti di distribuzione: una in mano ai grandi importatori e distributori di Mosca e San Pietroburgo che operano soprattutto nelle grandi città a livello nazionale, un’altra partecipata da distributori più piccoli operanti per lo più a livello regionale. L’immissione sul mercato dei vini stranieri è soggetta a una serie di formalità doganali e alla presentazione di particolari certificazioni che spesso diventano veri e propri ostacoli per l’ingresso del vino in questo mercato: errori nella presentazione della dovuta documentazione possono infatti pregiudicare lo sdoganamento delle merci; inoltre le barriere doganali e i dazi influiscono fortemente sul prezzo finale dei prodotti.
Per quanto concerne la produzione interna, questa non è capace di soddisfare i consumi, per la scarsa quantità e qualità dei prodotti; oltretutto negli ultimi trent’anni si è assistito a una diminuzione delle superfici vitate e alla chiusura di molte cantine.
FEB
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