Sarà perché sono easy to drink (specie i nostri Prosecco o i Cava spagnoli, che si stanno dimostrando una validissima alternativa allo Champagne), sarà perché le occasioni di consumo si stanno modificando (non solo destagionalizzazione, ma ritualità come gli aperitivi, l’asporto), facendone prodotti ideali e informali. Il mondo sembra essersi innamorato di questa categoria di vino, in cui c’è un po’ di tutto, ma che pare essersi tolta un po’ di polverosa nobiltà e farraginosità espressiva, per divenire prodotto alla portata di tutti.
A seconda dei Paesi, poi, le differenze si colgono nelle modalità di approccio al prodotto, ma un dato li accomuna tutti: si cerca qualità e risparmio, e diciamo che il nostro Prosecco – di cui parleremo diffusamente sul prossimo numero del Corriere, con interviste ai più grandi produttori della categoria – con i volumi messi sul mercato, il prezzo ragionevole e la facilità di comunicazione (un prodotto che parla da solo) sta portando a una sorta di spartiacque nel mondo delle bollicine, a un anno zero: PP e DP, si potrebbe dire, prima di e dopo il Prosecco.
Sarà anche su questa onda gialla e spumeggiante che Iwsr stima i consumi di spumanti nel mondo in continua crescita da qui al 2016, quando si torrcheranno due record assoluti: i volumi venduti, 235 milioni di casse, e i valori al dettaglio, una trentina di miliardi di dollari.
Deutschland uber alles
Nei grandi Paesi consumatori poi la tendenza è quella a un aumento generale dei consumi di bollicine. Partiamo dalla Germania, fotografato come il Paese che consuma più spumante al mondo. Secondo i dati diffusi dal Deutsches Weininstitut, 1 bottiglia su cinque nel mondo è stappata nel Paese locomotiva d’Europa. Nel 2012 i tedeschi hanno consumato 3,4 milioni di ettolitri di sparkling wines, per un consumo medio pro capite di 4,1 litri. Confrontando questi numeri con quelli del mercato mondiale degli spumanti, stimato in circa 2 miliardi di bottiglie l’anno, si scopre che ben il 22% delle bottiglie di questa categoria è stato stappato l’anno scorso in Germania.
UK, tasse al rialzo? Mi faccio di sparkling
In un mercato dove tasse e accise penalizzano pesantemente la capacità di spesa in vino, c’è una nicchia che invece pare non conoscere crisi: quella degli sparkling wines. In UK, secondo l’outlook Iwsr per Vinexpo, Prosecco e Cava stanno tirando la volata della categoria, che oggi è arrivata al 6,5% del consumo totale. La crescita tumultuosa di questi due vini in particolare sta neutralizzando il calo di consensi verso lo Champagne. Negli ultimi due anni, il matrimonio dei reali, i giochi olimpici e il giubileo della regina hanno dato uno straordinario impulso alle bollicine, ma – anche in assenza di eventi di questa portata – secondo Iwsr da qui al 2016 gli spumanti sono destinati a crescere di un altro 10%. Gli inglesi dunque tra tre anni berranno ben 10,56 milioni di casse da 9 litri di sparkling wine. Il consumo di spumante italiano previsto per lo stesso anno è di 5,7 milioni di bottiglie, ben il 342% in più rispetto al decennio dal 2007. IWSR prevede inoltre che il Regno Unito rimarrà il mercato più importante del mondo per la vendita di vino al dettaglio, anche se, da qui al 2016, le vendite di vini fermi caleranno probabilmente in volume del 4,71%, e la crescita prima citata degli spumanti avverrà all’interno di un calo complessivo delle vendite di vino del 3,66%. Il direttore esecutivo di Vinexpo, Robert Beynat, ha dichiarato che dai dati di ISWR si evince che la tendenza tra i consumatori UK è “bere meno ma meglio”; “il Regno Unito rimante il più grande importatore mondiale di vino ed è ambizione di molti produttori esteri prendere piede in questo mercato”.
Italia, bollicine in calo (ma meno dei vini fermi)
Ancora l’outlook Iwsr per Vinexpo, che stima consumi di vino in calo da qui al 2016 in Italia: -5% il totale, a 285 milioni di casse. Ma mentre i vini fermi sono previsti in regresso del 5%, a 275 milioni di casse, per la spumantistica l’erosione sarà limitata al -1%, poco meno di 10 milioni. Un progresso notevole, se si considera che nel quadriennio 2007/11 le bollicine avevano perso il 13% e un altro 4% nel passaggio tra 2011 e 2012.
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