Wine America ha diffuso il 29 aprile i risultati di un nuovo sondaggio sull’impatto del Covid-19 sull’industria del vino statunitense, un aggiornamento ad una prima indagine, pubblicata il 26 marzo scorso (noi ne avevamo parlato qui), quando lo stato di crisi era già evidente.
La nuova analisi è frutto delle risposte arrivate, tra il 15 marzo e il 15 aprile, da 727 cantine di 45 stati della federazione; il 75% della cantine coinvolte ha una produzione annua inferiore a 5.000 casse, il 24% produce tra 5.000 e 25.000 casse, il 4% tra 25.000 e 50.000 casse e il restante 2% più di 100.000 casse di vino ogni anno.
Il lato migliore della realtà di questa crisi emerso da questa nuova indagine è la disposizione a creatività e innovazione dimostrata dalle cantine statunitensi in risposta alle grandi difficoltà che si sono parate davanti, oltretutto in un periodo dell’anno, quello di inizio primavera che è solitamente ricco di iniziative che coinvolgono i clienti.
Tra le strategie “innovative” messe in atto vi è stata in primo luogo quella dell’organizzazione di servizi di vendita “take away”, e cioè della possibilità per il consumatore di ritirare i prodotti sulla soglia delle aziende, una strategia quella del curbside winery pickup adottata dall’84% delle cantine coinvolte. Il 63% delle cantine ha ridotto i costi di spedizione, il 60% ha organizzato speciali promozioni di vendita Direct-to-Consumer, il 54% ha utilizzato il personale per le consegne nelle case, il 53% ha promosso iniziative speciali per i wine club, e il 28% ha realizzato degustazioni virtuali…solo il 5% delle cantine coinvolte nel sondaggio ha invece dichiarato di non aver adottato nessuna delle strategie precedentemente citate e quindi potremmo dire “niente di nuovo”.
Guardano invece ai dati di crisi, il 15% delle cantine ha dichiarato di aver interrotto la produzione, e ben il 62,3% ha rallentato le operazioni; il 25% della cantine ha dichiarato di non aver messo in atto tagli al personale, ma in media sono stati licenziati 5,28 dipendenti, in modo temporaneo o definitivo. Le tasting room hanno perso in media il 74,5% delle vendite, le vendite dtc sono invece cresciute del 7,9%, in media ma addirittura a doppia cifra per alcuni degli intervistati (ricordiamo che come rilevato anche da WineDirect, società statunitense di servizi per la vendita di vino direct-to-consumer, a marzo le vendite online di vino hanno compensato il 70% delle perdite delle tasting-room); diversamente le vendite all’ingrosso, destinata ai distributori off e on-premise, sono calate in media del 30% rispetto allo stesso periodo del 2019. Combinando vendite perse e spese impreviste (910 dollari in media per sanificazione etc), il financial loss medio stimato è di 51.201 dollari, per un impatto stimato il 134.626 dollari se la situazione attuale perdurasse per tutto il mese di maggio. In questo caso inoltre gli imprenditori dichiarano che ci vorrebbero in media 18 settimane perché la situazione possa tornare alla normalità: si dovrebbe quindi aspettare metà ottobre.
La crisi del Covid-19 avrà inoltre un impatto significativo anche sui viticoltori, dato che tra le cantine vi sarà in media un calo del 22% dell’acquisto di uve e del 9,2% dell’acquisto di vino sfuso.
Per tutti i dettagli sui dati raccolti da Wine America si rimanda al documento Covid-19 Impact: Winery Survey II.
FEB