Le tensioni diplomatiche e commerciali tra Cina ed Australia, cominciate prima dell’estate quando Camberra si era espressa in favore di un’indagine indipendente sullo scoppio della pandemia del Covid-19, si sono riscaldate la scorsa settimana con l’apertura da parte del Ministero del commercio cinese (MofCom) di per presunto dumping nelle importazioni di vino imbottigliato australiano.
In un comunicato datato 18 agosto, il MofCom ha infatti annunciato di avere avviato un’indagine sul vino importato dall’Australia in Cina in contenitori di capienza di due litri o inferiore. Per concludere l’indagine le autorità cinesi si danno un anno di tempo, indicando però che l’investigazione potrebbe protrarsi fino al 18 febbraio 2022.
Come successivamente riportato da Reuters, la richiesta di intervento è stata sollecitata alle autorità cinesi da parte della China Alcoholic Drinks Association, che ha chiesto in particolare di investigare sulle forniture di dieci produttori australiani, tra cui Treasury Wine Estates (che – sempre secondo Reuters – avrebbe dichiarato in una nota di essere pronta a collaborare con le autorità cinesi).
Intervenendo nel merito il ministro dell’agricoltura australiano, David Littleproud, ha fermamente rigettato l’accusa, dichiarando che gli agricoltori australiani sono tra i più efficienti e meno sovvenzionati al mondo, rendendosi comunque disponibile a collaborare con il governo cinese.
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