Domenica 3 maggio, con la fine delle 23° settimana di raccolta, si è sostanzialmente chiusa la vendemmia argentina del 2020. Il raccolto, secondo gli ultimi dati rilasciati dall’Instituto Nacional de Vitivinicultura, ammonta a 20,42 milioni di quintali d’uva, cioè circa il 19% in meno di quanto vendemmiato lo scorso anno (il raccolto finale 2019 ammontava a circa 24,54 milioni di quintali). Si tratta di una perdita superiore a quella che era stata ipotizzata nelle ultime previsioni vendemmiali di marzo, che parlavano di un raccolto tra i 21 e 25 milioni di quintali.
Di quanto è stato raccolto 19,98 milioni di quintali sono destinati alla produzione di vino e mosti, per una resa stimata in circa 14.46 milioni di ettolitri, mentre i restanti 438.290 quintali di uva vendemmiata saranno destina ad altro uso. A questo proposito ricordiamo che i governi delle province argentine di Mendoza e San Juan, le due maggiori regioni di produzione del paese, hanno deciso a fine marzo di destinare il 26% del vendemmiato alla diversificazione, e cioè alla produzione di altro da vino, così da eliminare le eccedenze.
Secondo il parere di diversi viticoltori, così riferisce La Semana Vitivinícola in un recente articolo, anche se inferiore per quantità, il raccolto 2020 è eccezionale per lo stato di salute e per la qualità delle uve.
FEB