Con una citazione di shakespeariana memoria, la Wine and Spirit Trade Association ha chiamato l’industria britannica delle bevande alcoliche a non fermarsi e ad abbracciare il nuovo mondo del commercio: embrace “a brave new world” of trading. Fatta la Brexit dunque, e dopo anni d’incertezza e false scadenze e a seguito di un accordo commerciale con l’Unione Europea, ci si deve concentrare sulle future opportunità. Come si legge in un comunicato dello scorso 31 gennaio (si veda qui), al governo la WSTA chiede sei precise azioni:
– Garantire un accordo di libero scambio e costruire nuove relazioni forti con l’UE.
– Zero dazi su tutte le importazioni di vino e bevande alcoliche, in modo permanente
– Adesione al World Wine Trade Group
– Lasciarsi alle spalle alcune norme dell’EU per incrementare il commercio e garantire una maggiore scelta per i consumatori
– Sottoporre a revisione le definizioni degli alcolici così da consentire ai distillatori di fare innovazione
– Migliorare la tecnologia esistente per rendere gli scambi più facili.
Riguardo alla normativa europea, in particolare, la WSTA ha precisato che è certo opportuno mantenere la maggior parte delle norme esistenti a garanzia dei consumatori e per salvaguardare la fiducia nei marchi, ma che al contempo alcune di quelle applicate al vino e agli spirits possono essere superate, allo scopo – come detto – di incrementare il commercio e la scelta dei consumatori.
Il mantenimento dell’EMCS (Excise Movement Control System), il sistema informatizzato comunitario per il controllo dei movimenti tra gli Stati membri di vino e bevande alcoliche (oltre che dei tabacchi e dei prodotti energetici) è oggi ancora una priorità, per ridurre i ritardi e problemi nei porti, ma il governo britannico potrebbe andare oltre e ricorrendo a nuove tecnologie rendere il commercio ancora più semplice.
FEB