Il Corriere Vinicolo n. 28/2022, in edicola il 5 settembre, esamina in un numero pressoché monografico il fenomeno globale del vini no-low alcol. I numeri sono piccoli, in alcuni paesi addirittura piccolissimi, ma al contempo le crescite si manifestano come esponenziali. Il segmento dei vini poco alcolici o non alcolici è oggi alla ricerca di una sua specificità fondendosi e confondendosi con il mondo del mixology, delle bevande Ready-to-Drink (Rtd), del vino in lattina e perfino con quello delle bevande energetiche.
A partire da un servizio di Giulio Somma e Fabio Ciarla, che inquadra la questione, il settimanale di Unione Italiana Vini porta un’analisi delle opportunità di mercato, seguendo il rapporto di Wine Intelligence “Opportunities in lower and no-alcohol wine 2022”, mette poi a fuoco il fenomeno in mercati quali gli Stati Uniti (con anche un editoriale di Robert M. Tobiasssen, presidente di Nabi (l’associazione nazionale statunitense degli importatori di bevande), il Regno Unito, la Germania, la Francia, la Scandinavie e il Giappone, in ognuno dei quali il fenomeno ha sfaccettature diverse e particolari.Intanto in Italia il Mipaaf ha istituito due gruppi di lavoro (uno tecnico ed un altro normativo) per sbrogliare la matassa delle norme che oggi impediscono di produrre vini dealcolizzati. La soluzione è ancora lontana ed urgente accelerare.“Stiamo perdendo tempo prezioso – ha dichiarato Paolo Castelletti (segretario generale UIV) – e le nostre imprese perdono posizione e spazi in un mercato che corre”, proprio per questo “il tema dealcolizzati sarà in cima all’agenda politica che Uiv proporrà al prossimo Ministro dell’Agricoltura”