I dealcolati e la relativa querelle che oggi vede su posizioni diverse la filiera vinicola italiana da un lato e il Masaf dall’altro sono stati tra i temi dominanti dell’ultimo Vinitaly.
Vi ci torna Il Corriere Vinicolo, sul numero 15/2024, nelle pagine a cura di Giulio Somma e Fabio Ciarla, proponendo la cronaca dei dibattiti andati in scena alla fiera di Verona, a partire da quanto emerso nella tavola rotonda Dealcolati & Co – Le nuove frontiere del vino, organizzata da Unione Italiana Vini in collaborazione con Vinitaly.
Il mercato mondiale dei no-low corre, in Italia si parla di un milione di consumatori potenziali ma le cantine sono costrette a portare all’estero i propri vini per dealcolarli. Tante le aziende, grandi e piccole, che hanno inserito in portafoglio una o più etichette a basso o nullo contenuto alcolico.
Il ministro Francesco Lollobrigida si barrica dietro la questione del “nome”, mentre rimangono al palo le modifiche normative e fiscali che consentirebbero la dealcolazione anche nel nostro Paese.
“Da un lato c’è un approccio ideologico da parte del Masaf che blocca il recepimento della norma Ue mentre, dall’altro, si ipotizzano misure di espianto dei vigneti” chiosa il segretario generale UIV, Paolo Castelletti. E sul fronte fiscale rilancia il presidente Lamberto Frescobaldi: “Chiediamo una disciplina ad hoc nel Testo Unico delle accise perché i dealcolati sono un’opportunità che le cantine vogliono cogliere”
Segue un approfondimento – a cura di Liza B. Zimmerman – circa la popolarità crescente negli Stati Uniti dei vini a basso o nullo contenuto alcolico.