Com’è noto, l’Unione Europea ha autorizzato e normato la produzione e il commercio dei vini dealcolati già nel 2021, con il Regolamento (UE) n. 2021/2117.
In Italia (dopo oltre due anni di battaglie politiche di una parte del mondo del vino italiano – con Unione Italiana Vini in testa – contro indifferenza e pregiudizi ideologici sulla produzione di vino no-low alcol anche nel nostro Paese) è arrivato finalmente dal Ministero delle Politiche agricole, della sovranità alimentare e delle foreste (Masaf) uno schema di decreto, che dovrebbe sciogliere gli ultimi nodi normativi che ancora oggi impediscono la produzione di vini dealcolati, superando quindi gli ostacoli posti dal Testo Unico della Vite e del Vino.
Tutto bene quindi, se non fosse per la clamorosa esclusione delle aziende vinicole dal processo produttivo della dealcolizzazione, riservato – nella bozza di decreto – solo alle distillerie.
Se ne parla sulle pagine de Il Corriere Vinicolo n.39/2023, dalle quali il Segretario dell’Unione Italiana Vini, Paolo Castelletti, promette battaglia, perché i dati e le prospettive di mercato premiano la categoria ma il nostro Paese continua a rimanere fuori dalla partita.
“Si tratta di un vero e proprio scippo che, oltre a precostituire nuovi costi per le imprese del vino e, quindi, abbattere competitività e convenienza di questa nuova opportunità di business, per la quale stiamo combattendo da tempo, imporrebbe un sistema di logistica assolutamente insostenibile anche da un punto di vista ambientale, si pensi solo al traffico di automezzi per portare il prodotto avanti e indietro tra le aziende del vino e le distillerie”.