L’entrata in vigore del Deposit return scheme (DRS) – progetto da più parti criticato, che mira al recupero del 90% dei contenitori delle bevande vendute in Scozia – approvato per la prima volta dal Governo locale nella primavera del 2019 per divenire attivo già nel 2020, è stata come noto più volte rinviata. L’ultimo rinvio è stato annunciato a maggio scorso, con la presentazione di alcune proposte di modifica al disegno di legge, fissando al contempo una nuova l’entrata in vigore del provvedimento a marzo 2024.
Notizie dei giorni scorsi dal Regno Unito suggeriscono però che probabilmente, come già qualcuno si era spinto ad ipotizzare da tempo, questo “schema” non riuscirà mai ad entrare davvero in forza.
A fine maggio, il governo del Regno Unito, con un dichiarazione politica, ha annunciato che il contenitori in vetro non avrebbero potuto far parte del DRS, decisione presa per evitare che si potessero creare barriere al commercio. Posizione questa accolta, naturalmente, con favore dalle associazioni dei commercianti che al DRS si sono da sempre opposte.
In risposta a Westminster, il governo scozzese, vista l’impossibilità di far entrare entrare in vigore il Deposit return scheme per i soli contenitori di plastica e alluminio (escludendo quindi il vetro) ha annunciato che allo stato delle cose la legge non potrà entrare in vigore prima dell’ottobre del 2025.
Circa l’esclusione del vetro dal “vuoto a rendere”, il deputato Lorna Slater – ministro per le “competenze verdi, l’economia circolare e la biodiversità” del governo scozzese (Green Skills, Circular Economy and Biodiversity) – ha addirittura parlato di “sabotaggio” al DRS.
FEB