Oltre il 70% delle esportazioni vinicole d’Italia Francia e Spagna è concentrata nei primi dieci mercati di destinazione. Più nello specifico, il 62% delle esportazioni italiane di vino è diretto in soli cinque Paesi (Usa, Germania, UK, Canada e Francia), mentre la metà di quelle francesi e spagnole raggiunge, rispettivamente, quattro e tre destinazioni.
Storie parallele, destinazioni diverse, quelle dei tre più importanti produttori ed esportatori del mondo, accomunate però da uno stesso obiettivo, quello di diversificare, così da fronteggiare meglio momenti difficili, crisi di alcuni mercati e i riflessi di contesti geopolitici in continuo cambiamento.
La questione della necessità di una diversificazione degli sbocchi commerciali– recentemente messa sul tavolo anche da Lamberto Frescobaldi, Presidente di Unione Italiana Vini – è in primo piano, sulle pagine de Il Corriere Vinicolo n. 12 dell’8 aprile 2024, grazie ad un’inchiesta sull’evoluzione dei mercati dell’export vinicolo italiano, a cura di Paolo Ferrante.
“Dobbiamo arricchire la troppo esigua concentrazione di piazze di sbocco” (Lamberto Frescobaldi, Presidente UIV – Confederazione italiana della Vite e del Vino)
Seguono sullo stessso numero del settimanale di UIV – ancora per la penna di Ferrante e in collaborazione con il direttore Giulio Somma – riflessioni sulla spesa europea per la promozione del vino. I fondi Ocm, destinati anche all’apertura di nuovi mercati, non sono stati usati prevalentemente per questo obiettivo, sebbene abbiano supportato in maniera determinante la crescita del nostro export. L’Italia è campione europeo di utilizzo delle risorse ma, come gli altri, cauta nell’investire in realtà nuove. Forse è il caso di ripensare l’equazione “nuovi mercati, più competitività” perché va rivisto il concetto di “mercato consolidato”…e se si vuole supportare realmente l’investimento in nuovi mercati vanno cambiate alcune regole del decreto Ocm promozione…