Quando la scorsa settimana è arrivata la triste notizia della sua dipartita, Franz Haas, il “visionario del vino alpino,” era solo pochi giorni prima intervenuto all’ultimo Consiglio Nazionale dell’Unione Italiana Vini, sottolineando le debolezze scientifiche della posizione assunta dall’Europa sul Cancer Plan: era stato un intervento secco, senza ridondanze, come nel suo stile.
A lui è dedicata una pagina de Il Corriere Vinicolo 7/2022 , dove sono raccolti i saluti e i pensieri di amici e colleghi: Ernesto Abbona, Lamberto Frescobaldi, Daniele Simoni, Giuseppe Fugatti, Luigi Bersano e Giulio Somma.
La testimonianza di Paolo Castelletti ci parla di una grande lezione di umanità, offerta da Haas al mondo del vino e agli amici: “Il lavoro di Franz, animato dal rispetto per le tradizioni, si è sempre sposato perfettamente con la sua insaziabile voglia di ricercare nuove vie, un afflato continuo verso la sperimentazione, con l’unico fine di raggiungere risultati sempre migliori. Ricerca nel senso più alto del termine, perché, da uomo vero quale era, non aveva mai timore di mettersi in discussione e di aprirsi al confronto con tutti. Mai su un piedistallo, che per certi versi avrebbe anche potuto permettersi, ma sempre umile. I suoi erano modi apparentemente spicci e senza fronzoli; in realtà, dietro questa apparenza, c’era attenzione, umanità e ascolto per tutti.”
Dopo quarant’anni di domande e venti di sperimentazioni e confronti, ho fatto la mia scelta. Perché desidero che tutto il nostro lavoro, i giorni e le notti che dedichiamo al nostro prodotto, si concludano sempre con un vino all’altezza del nostro impegno e delle vostre aspettative. Questo è il mio cerchio perfetto, dalle viti fino all’ultimo giro di vite. (Franz Haas)