Diversi parametri di impatto misurati da una ricerca dell’Università di Salerno.
Presso il Dipartimendo di Ingegneria Industriale dell’Università degli Studi di Salerno, Carmen Ferrara e Giovanni De Feo hanno condotto una ricerca comparativa che applica al settore del packaging del vino la metodologia del Life Cycle Assessment (LCA). Si tratta – seguendo la definizione dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale – di un “metodo di valutazione e quantificazione dei carichi energetici ed ambientali e degli impatti potenziali associati ad un prodotto / processo / attività lungo l’intero ciclo di vita, dall’acquisizione delle materie prime al fine vita”. I risultati della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista Journal of Cleaner Production, Volume 259/2020, nell’articolo Comparative life cycle assessment of alternative systems for wine packaging in Italy, firmato dagli stessi C. Ferrara e G. De Feo.
Attraverso l’applicazione della metodologia LCA, e nel contesto specifico del mercato italiano del vino, sono state confrontate le prestazioni ambientali delle tradizionali bottiglie monouso in vetro con quattro diversi imballaggi alternativi: cartone asettico (il brik), bag-in-box, bottiglie in vetro riutilizzabili e bottiglie in PET multistrato. I risultati della ricerca indicano nel bag-in-box e poi nel cartone asettico le alternative più ecologiche. La loro maggiore sostenibilità è dovuta soprattutto alla composizione, alla minore incidenza dell’imballaggio sul peso finale del prodotto confezionato, e alla migliore efficienza in termini di pallettizzazione. Dati come tre parametri sensibili nella valutazione il peso dei contenitori, le distanza di distribuzione del vino confezionato e lo smaltimento degli imballaggi, la ricerca ha inoltre evidenziato che quando diminuisce la distanza di distribuzione, le prestazioni ambientali delle bottiglie riutilizzabili in vetro diventano comparabili a quelle di b-i-b e brik.
FEB