Il Cancelliere dello Scacchiere, Rishi Sunak, ha ricevuto sul suo tavolo un appello firmato congiuntamente da ventisei piccole medie imprese britanniche del settore degli alcolici e dell’ospitalità. L’accorata richiesta, inviata sotto l’ombrello della WSTA, è di maggior sostegno ad un settore schiacciato dalle restrizioni messe in atto da governo per contenere la diffusione dell’epidemia del Covid-19. In particolare, la prospettiva di una chiusura fino al prossimo marzo di pub, bar e ristoranti – vetrina e importantissimo canale d’affari per il settore delle bevande alcoliche – mette a forte rischio la sopravvivenza di tante PMI britanniche. Si chiede dunque esplicitamente un taglio della tassazione sulle bevande alcoliche e l’estensione del taglio dell’iva al settore dell’ospitalità almeno fino al marzo 2022. Già nelle scorse settimane la WSTA aveva inviato una simile richiesta allo stesso Cancelliere, in vista della redazione del prossimo budget di primavera.
All’appello dell’industria si aggiunge ora quello dei consumatori, grazie al megafono di Wine Drinkers UK (WDUK) che nei giorni scorsi ha lanciato la campagna Cut the wine tax, tesa ad ottenere una tassazione più equa del vino. Come riportato da Harpers, secondo un sondaggio recentemente lanciato dalla stessa WDUK sulla piattaforma YouGov, un consumatore britannico su quattro (il 24%) ha dichiarato di avere acquistato più vino durante il primo lockdown dello scorso marzo; il 32% dei bevitori indica il vino come sua bevanda alcolica preferita, davanti alla birra e ai superalcolici, indicati entrambi dal 25% dei partecipanti al sondaggio. Lo stesso sondaggio ha inoltre evidenziato che tra i consumatori non vi è una reale coscienza di quanto le tasse incidano sul prezzo di una bottiglia di vino : solo il 4% dei rispondenti ha infatti saputo indicare correttamente l’impatto delle tasse su di una bottiglia di vino venduta al dettaglio nel Regno Unito al prezzo campione di 5 sterline: il 61% secondo i calcoli di WDUK (83 pence di iva e di £ 2,23 d’accisa).
FEB