Nel mese di marzo i consumatori di vino statunitensi hanno riempito le loro dispense di vino, per affrontare le restrizioni scaturite dalla crisi del Covid-19. Ciò ha portato ad una crescita senza precedenti nelle vendite di vino al dettaglio, arriva tuttavia in un contesto di forte crisi per i produttori, soprattutto i più piccoli, e per tutto il settore dell’ospitalità (si veda in proposito come le cantine statunitensi stanno reagendo alle difficoltà secondo Wine America).
Data l’eccezionalità del fenomeno della corsa alle scorte, era naturale chiedersi se quanto acquistato a marzo sarebbe stato effettivamente consumato e quindi se ad aprile le vendite di vino al dettaglio sarebbero rimaste (almeno) su livelli normali. A questa spinosa domanda ha cercato di rispondere Wine Intelligence, pubblicandone una prima risposta nel suo nuovo US: COVID-19 Impact Report, indagine che ha coinvolto una base statistica di 2.000 consumatori di vino. I dati del report suggeriscono che, fatta la prima grande scorta, i bevitori americani sono tornati ad acquistare vino ancora ad aprile. A favorire la crescita delle vendite al dettaglio (oltre alla già citata paura iniziale di rimanere a secco) ci sarebbe stato anche un leggero calo del prezzo medio per bottiglia al dettaglio. A trainare i consumi tra marzo e aprile sono stati soprattutto gli involved consumers, cioè quei consumatori abituali con una maggior conoscenza del vino e dei marchi, che in genere spendono tra i 15 e i 20 dollari per bottiglia, e che in quest’occasione hanno tendenzialmente speso un po’ di più per l’acquisto di vino; al contrario chi consuma vino con minor frequenza avrebbe tendenzialmente acquistato vini più economici durante il lockdown.
Le vendite di vino effettuate attraverso il canale dell’e-commerce sono fiorite (così come già in altri mercati, come ad esempio nel Regno Unito dove il lockdown ha conferato il potenziale delle vendite via internet) grazie al ricorso a questo canale da parte di consumatori di tutte le fasce d’età; i giovani in particolare, quelli soliti a consumare vino fuori casa, hanno dimostrato una propensione a spendere di più in questo periodo per l’acquisto di vino on-line.
Significativo inoltre il fatto che crisi e lockdown stanno in questo momento favorendo i consumi di vino locale, facendo segnare un importante spostamento delle preferenze dai vini d’importazione a quelli nazionali. Circa il 18% degli intervistati da Wine Intelligence ha dichiarato di avere acquistato più vino nazionale (in particolare californiano) rispetto a prima della crisi, mentre il 20% ha detto di aver ridotto l’acquisto di vino francese, spagnolo e italiano.
FEB