Per la prima vota dal 2009 il mercato americano segna una battuta d’arresto piuttosto importante: a valore nel 2020 la lancetta delle vendite si è arrestata poco sopra la soglia dei 67 miliardi di dollari, il 10% in meno rispetto al 2019. Una vera e propria caduta.
La pandemia insomma ha picchiato forte, provocando un vero e proprio sconvolgimento degli equilibri classici del mercato. Alcuni segmenti hanno guadagnato, anche in maniera abnorme, mentre altri sono andati sotto fortemente, primo fra tutti il comparto ristorazione (on-premise), che causa chiusure e restrizioni ha perso mediamente il 40% del valore. In sofferenza anche le vendite dirette in cantina, fonte primaria di introiti per la stragrande maggioranza delle wineries americane, che hanno visto perdere un quarto circa del valore.
A guadagnare sono i vari segmenti dell’off-premise, cioè di tutto quanto vende il vino per il consumo domestico: dal Direct-to-Consumer (+30%), formula che ha supplito in parte alla mancanza di turisti in cantina, ai liquor stores e groceries, che da una posizione già di forza hanno guadagnato mediamente il 15%, fino all’esplosione dell’e-commerce, che ha registrato aumenti del 400%, pari a 3 miliardi di dollari, laureandosi come vera e propria case history.
Questo mix di segni più e meno ha finito per sconvolgere la ripartizione tradizionale delle vendite per canale, producendo uno scenario totalmente inedito, e che non è detto rientri nella normalità già da questo anno o dal prossimo: i negozi specializzati e i supermercati incrementano di 10 punti percentuali la propria già robusta posizione di leadership, portandola dal 37 al 47% di quota. Di riflesso, l’on-premise si è alleggerito di 13 punti percentuali, dal 40 al 27%, così come più leggero è il peso delle tasting room, -3 punti, al 16%. Balzo di 3 punti per le vendite online, salite dall’1 del 2019 al 4% dell’anno passato. In sostanza, nel 2020 l’off-premise nella su globalità è arrivato a totalizzare il 56% del valore delle vendite di vino in Usa, contro il 42% dell’anno precedente.
A fronte di questo vero e proprio sconvolgimento, la domanda ora è: quando il settore della ristorazione, ammaccato e con le cicatrici fresche procurate dall’epidemia, tornerà ai livelli pre-crisi? Difficile dare risposte certe, ma stando a una recente rilevazione di Nielsen US, la maggior parte degli americani dichiara di poter tornare a sedersi al tavolo di un ristorante quando sarà vaccinata (43%) e/o quando l’epidemia sarà definitivamente debellata (40%). A questi si aggiungono ¼ di indecisi.
Se invece restringiamo il campo a coloro che ancora non hanno messo piede in un locale, la stragrande maggioranza delle motivazioni indica la mancanza di sicurezza (60%), a cui si associa un 54% di risposte sulla non idoneità dei locali (distanziamento, sanificazione ecc.). Da non sottovalutare le opinioni di coloro che si sentono non sicuri per il fatto che altri manipolino il cibo, i piatti e i bicchieri (15%) e che non tornano semplicemente perché – causa Covid – il ristorante “post-Covid” non ha più quell’atmosfera che vale la spesa o – all’altro estremo – coloro che hanno perso il lavoro e non la serata fuori casa non se la possono proprio permettere.