Il Comité Champagne, come da consuetudine, ha rilasciato a fine gennaio le prime previsioni sulle esportazioni 2017. Le stime parlano di 307,6 milioni di bottiglie, che corrispondono a un magro incremento (+0,5%) sul già sfortunato 2016, quando si totalizzò un volume di 306 milioni di bottiglie (-2% vs 2015, ne avevamo parlato qui).
Le stime del Comité sono arrivate dopo un bilancio poco felice degli ultimi due mesi dell’anno; come si legge su The Drinks Business, visti i risultati delle vendite nell’anno a ottobre si era precedentemente ipotizzato che le spedizioni 2017 avrebbero potuto totalizzare 312 milioni di bottiglie (sarebbe stato il +2% sul 2016), ma le feste di fine hanno non hanno visto gli scambi attesi. Mercati responsabili di questa cattiva performance sarebbero soprattutto quello interno e quello del Regno Unito, dove nel 2017 – secondo Nielsen – vi è stato un calo delle vendite di Champagne del 20% in volume e dell’11% in valore. Meglio sono invece andate le cose in Usa, Giappone e Australia.
A patire delle mancate vendite di fine anno sarebbero stati soprattutto i piccoli produttori e le cooperative piuttosto che i grandi marchi, secondo quanto dichiarato da Maxime Toubart, Presidente del Syndicat Général des Vignerons de la Champange (SGV).
Opinione quest’ultima che trova in parte riscontro nei dati sulle vendite 2017 rilasciati da LVMH, proprietaria tra gli altri dei marchi Moët & Chandon e Dom Pérignon, Veuve Cliquot, Krug, Ruinart e Mercier. Le vendite di Champagne del gruppo si sarebbero, infatti, incrementate del 4% sul 2017, con buoni risultati in tutti i mercati di destinazione, Europa compresa. Louis Vuitton Moët Hennessy, con circa 60 milioni di bottiglie, conterebbe oggi per il 20% di tutto le vendite di Champange 2017, portando al bilancio generale delle spedizioni un incremento di circa 2,4 milioni di bottiglie.
FEB
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