Non è affatto esaltante il giro di boa delle importazioni cinesi, soprattutto per i nostri prodotti. A tutto giugno, infatti, la crescita generale del mercato è stata contenuta a un +11% a volume e a un +17% a valori, lontano quindi dalle roboanti percentuali di aumento a cui il Paese ci aveva abituato. Se restringiamo al segmento bottiglia, però, quello che avevamo segnalato per il primo trimestre – e cioè un arretramento delle nostre forniture a scapito della Spagna – si sta confermando in maniera clamorosa.
Nel primo semestre, infatti, abbiamo perso definitivamente la terza piazza a volumi a favore delle bodegas spagnole, cresciute del 47% contro un nostro magrissimo +7%. A valori, siamo quarti, e in discesa (-3%), superati dal Cile (+20%), ma a un’incollatura dalla Spagna, cresciuta in sei mesi del 28%. A favore degli spagnoli gioca il prezzo: 18,83 yuan per litro (-13%), il listino più magro della lista dei principali fornitori, mentre noi viaggiamo intorno a 24 yuan, con un calo del 9% che è in controtendenza rispetto a Francia (+8%), Cile (+3%), Usa (+14%).
Insomma, va male. E l’analisi è ancora più impietosa se restringiamo il campo d’osservazione al solo mese di giugno: insieme al Sudafrica, siamo l’unico Paese a vedere una contrazione delle spedizioni (-9%), con il calo che si allarga anche ai valori (-3%). La Spagna invece, sempre grazie a prezzi medi in saldo (-18%), macina volumi (+69%) e valori (+38%).
Chi va bene? Oltre a Madrid, hanno ancora fiato i francesi, gli australiani, i cileni e gli americani, tutti in gran crescita sia sul dato secco di giugno, sia su quello cumulato del semestre.
Fonte: elaborazioni Corriere Vinicolo su dati Dogane cinesi
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