Presso l’University of British Columbia (UBC) è stato condotto uno studio, della durata di tre anni, che indaga gli effetti della viticoltura sul suolo che accoglie un vigneto.
La ricerca, pubblicata sulla rivista Applied Soil Ecology, è stata finanziata dal Natural Sciences and Engineering Research Council of Canada (NSERC) e da fondi della stessa UBC; vi hanno lavorato la professoressa di biologia Miranda Hart del campus di Okanagan, insieme al suo studente di PhD Taylor Holland, con la collaborazione del ricercatore di Agriculture Canada Pat Bowen.
Sono stati analizzati campioni di suolo prelevati da quindici vigneti e altrettanti provenienti dei terreni circostanti non coltivati, mettendo a confronto la presenza di comunità microbiche e fungine, allo scopo di determinare l’impatto della coltivazione delle vite sul suolo.
Ne è emerso che vi è un’indiscutibile differenza tra i terreni coltivati e quelli incolti, e ciò conferma che la viticoltura incide sui fattori ambientali chiave che controllano le comunità microbiche di un suolo, incidendo eventualmente anche sulla presenza di nutrienti e di altri elementi che sono normalmente disponibili nei terreni non coltivati.
In particolare i terreni coltivati a vigneto hanno dimostrato una maggiore biodiversità nelle comunità microbiche, mentre quelli incolti maggiore biodiversità nelle comunità fungine.
La ricerca trova la sua importanza anche nel fatto che se è vero che le comunità microbiche hanno un ruolo importante nella stabilizzazione dell’ecosistema del vigneto, una migliore e maggiore conoscenza dell’habitat di un suolo può portare alla riduzione dell’uso di pesticidi.
FEB
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