La stampa di Seul (in particolare il Korea Herald e il Korea Times) ha riportato nei giorni scorsi alcuni interessanti dati sul consumo di alcolici nel paese. I numeri, la cui fonte primaria sono il National Tax Service (NTS) e le dogane (Korea Customs Service), sono stati recentemente presentati in una conferenza da Kim Sang-hoon, politico nelle file del People Power Party.
Negli ultimi cinque anni (tra 2017 e 2021) il consumo di bevande alcoliche in Corea del Sud è diminuito, sebbene i consumi siano ancora piuttosto abbondanti rispetto ad altri paesi.
Nel 2021 sono stati distribuiti al consumo attraverso i rivenditori locali 825,4 milioni di litri di soju, bevanda alcolica tradizionale coreana ottenuta dalla distillazione di riso, orzo o frumento (-12,7% vs 2017) e 1,79 miliardi di litri di birra (-16,7% vs 2017), di cui 25,2 milioni di birra d’importazione. In termini di bottiglie consumate i volumi 2021 corrispondono a 2,29 miliardi di bottiglie di soju e a 3,59 miliardi di bottiglie di birra, e ciò corrisponde anche ad un consumo medio pro-capite tra gli adulti di 52,9 bottiglie di soju (quindi circa una a settimana!) e 82,9 bottiglie di birra. In calo vs 2017 anche il consumo di makgeolli, vino di riso: 363,1 milioni di litri nel 2021 contro i 409,5 milioni di litri attestati cinque anni prima (-11,3%).
Diminuzione complessiva dei consumo anche per le altre bevande alcoliche d’importazione, tranne che per il vino, per il quale alle dogane è stata registrata per il 2021 una crescita dell’import valore del 76% e di quello volume del 70% vs 2020 (ne avevamo parlato qui). Secondo i dati NTS il consumo di vino è cresciuto in Corea tra il 2017 e il 2021 da 36,5 a 76,8 milioni di litri (+115,7%). Anche per questo Wine Intelligence ha recentemente definito la Corea del Sud il secondo mercato del vino più attraente del mondo, dopo gli Stati Uniti d’America.
FEB