Ottobre allenta la morsa sul caro-vita. La dinamica piatta dei prezzi al consumo rispetto a settembre e il confronto favorevole con ottobre 2011, mese caratterizzato da forti rialzi congiunturali dei prezzi ai quali aveva in buona parte contribuito l’aumento al 21 per cento dell’aliquota Iva ordinaria, hanno riportato indietro le lancette dell’inflazione in Italia.
Dal 3,2% di settembre il tasso tendenziale misurato dall’Istat (ottenuto dal confronto secco con lo stesso mese dell’anno precedente) si è portato al 2,6%. Un risultato che, risalendo la serie storica, non si vedeva dal maggio del 2011.
L’attenuazione della dinamica inflattiva ha coinvolto, seppure in misura marginale (dal 2,8 al 2,7 per cento), anche l’intero reparto dei prodotti alimentari, incluse le bevande analcoliche. Per l’altra componente del beverage (spirits, vini e birre) la dinamica tendenziale segnala invece una più netta decelerazione dei prezzi retail, dal 3,2 al 2,8%.
L’insieme dei prodotti enologici, rincarati in un mese dello 0,3%, marciano adesso a un ritmo annuo del 3,6%, contro il più 3,8% di settembre. L’effetto statistico ha avuto pertanto un esito disinflattivo anche sull’intero reparto dei vini, grazie a una dinamica più lenta per le denominazioni d’origine (+2,5%) e gli spumanti (+2,8%). Resta invece sostenuto il ritmo di marcia dei vini comuni (+5,5% rispetto a ottobre 2011, analogo al dato di settembre), rincarati in un solo mese di 5 decimi di punto.
Al di là dell’effetto-confronto, dunque, la situazione resta piuttosto tesa per le referenze vinicole. In prospettiva, le forti tensioni sui prezzi alla produzione, che presentano attualmente scarti positivi nell’ordine del 30-35% rispetto a un anno fa, prefigurano scenari ancora inflattivi, seppure poco conciliabili con un consumo interno che mostra evidenti segnali di debolezza.
Nelle valutazioni prospettiche va anche considerato che a luglio 2013 scatterà la seconda tranche dell’aumento dell’Iva, che porterà l’aliquota ordinaria (applicata anche su vini e spumanti) dal 21 al 22 per cento.
Scontate le conseguenze, sia in termini di maggiori pressioni inflazionistiche, sia di riduzione del potere d’acquisto delle famiglie, con ulteriori ripercussioni sui consumi. E’ stato invece stralciato (alla Camera) dal testo del disegno di legge di stabilità, la proposta del Governo di aumentare di un punto percentuale anche l’aliquota ridotta, che resterà, almeno per tutto il 2013, al 10%.
Fonte: elaborazioni Corriere Vinicolo su dati Istat
Devi essere connesso per inviare un commento.