Si allontana in Italia lo spettro della deflazione. Ad agosto i pochi movimenti dei prezzi al consumo rilevati dall’Istat hanno lasciato invariato al +0,2% il caro-vita, per un effetto compensativo tra le diverse voci di spesa.
I prodotti a più alta frequenza di acquisto hanno fatto segnare, secondo i dati dell’Istituto nazionale di statistica, un deprezzamento dello 0,3% nei confronti di agosto 2014, riconducibile principalmente ai ribassi dei carburanti. E’ emersa tuttavia una leggera accelerazione della dinamica inflazionistica per quanto attiene al capitolo alimentari e bevande, alcolici inclusi, con il tasso tendenziale che il mese scorso si è spinto al +0,9%, dallo 0,8% di luglio.
Per i vini i prezzi sugli scaffali non hanno subito scossoni a distanza di trenta giorni, mentre il confronto con i livelli di un anno fa ha restituito, per il quarto mese di fila, un aumento dello 0,6%, inferiore di 3 decimi di punto alla media del reparto food & beverage.
Da rilevare che le referenze enologiche confermano in un arco temporale più esteso un percorso disinflattivo ininterrotto, iniziato quasi due anni fa (nel dicembre 2013). Una dinamica che non sembra invece caratterizzare il resto delle bevande alcoliche, soggette a movimenti più irregolari.
Per le birre il mese di agosto ha fatto segnare un’accelerazione dei prezzi al consumo al +1%, dallo 0,9% del mese precedente, mentre gli spirits hanno confermato il tasso tendenziale di luglio, mantenendo però un ritmo annuo di crescita dell’1,9%.
Nel comparto vinicolo la dinamica dei prezzi incorpora andamenti differenziati a livello di singole referenze. I vini comuni hanno azzerato gli aumenti, limitati a un solo decimo di punto a luglio, mentre le etichette a denominazione d’origine hanno spuntato un più 0,8% su agosto 2014. I prezzi degli spumanti restano fuori dal coro, registrando una crescita decisamente più sostenuta. Il più 1,4% di agosto segnala comunque, per le bollicine, un’attenuazione della dinamica tendenziale se confrontata con l’1,6% di luglio.
Da rilevare che l’inflazione enologica rispecchia, a livello di singole referenze, i divari negli andamenti dei consumi, che premiano sparkling e bottiglie Doc, penalizzando invece i vini comuni.
Nel non food, infine, i capitoli più caldi si confermano Istruzione e Servizi ricettivi e di ristorazione. Comunicazioni e Trasporti restano deflattivi, insieme ad Abitazione, acqua, elettricità e combustibili. p.f
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