Lo zero virgola domina ormai, da qualunque angolazione lo si guardi, lo scenario inflazionistico italiano. A marzo, secondo l’Istat, il processo di disinflazione, in atto dallo scorso settembre, è proseguito trascinando il carovita al +0,4%, dallo 0,5% di febbraio.
I timori di una deriva deflazionistica si fanno insomma sempre più manifesti, nonostante “l’effetto-sostegno” svolto dalla componente dei servizi, l’unica, soprattutto per il ruolo delle tariffe locali, che sta svolgendo un’azione di contrasto rispetto ai prezzi dei beni, passati in territorio negativo (-0,3% rispetto a marzo 2012, contro il +1% dei servizi).
Anche per i vini, che nella dinamica tendenziale confermano un andamento decisamente più sostenuto rispetto alla media, le rilevazioni di marzo certificano un ulteriore (oltre che repentino) rientro delle tensioni. Il sotto indice calcolato per l’insieme delle referenze enologiche ha fatto segnare un incremento dello 0,2% mensile (contro il +0,1% dell’indice generale). Ma il confronto tendenziale (vale a dire rispetto allo stesso mese di un anno fa, ndr) restituisce, per la prima volta da tredici mesi un tasso del 4% secco, dal +4,5% di febbraio, fenomeno determinato soprattutto dalla dinamica più rallentata dei vini da tavola, scesa al +5,5% dal 6,7% di febbraio, tra le diverse categorie la componente più inflattiva all’interno del reparto.
Per i vini a denominazione d’origine le risultanze di marzo attestano al 3,2% il tasso tendenziale (era al +3,3% a febbraio). Ma a frenare sono soprattutto gli spumanti che dal 3,1% rallentano a marzo al più 2,6%, tornando ai minimi da agosto 2013.
La decelarzione dei vini si inserisce in un contesto di minore tensione dei prezzi degli alcolici in generale, con il tendenziale di marzo attestato al +3,1%, contro il 3,5% di febbraio.
Si attenuano, in particolare, al pari di quanto riscontrato nel comparto enologico, le spinte inflattive sul circuito delle birre (+1,2%, contro il più 1,4% del mese precedente). I prezzi retail degli spirits confermano invece una dinamica tendenziale del +2,7%, la più poderosa da maggio del 2009. Principali fronti caldi restano liquori e superalcolici, mentre rallenta a marzo la dinamica tendenziale degli aperitivi.
Relativamente alle altre voci di spesa, le rilevazioni dell’Istat documentano una flessione su base annua dei prezzi dei beni energetici (-3,6%) e degli alimentari non lavorati (-0,6%), sui quali hanno pesato fattori di natura stagionale. In deflazione (-0,7% il tasso tendenziale) l’intero aggragato dei beni durevoli, che più di altri stanno pagando il costo della recessione e del brusco stop dei consumi. p.f.
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