La deflazione, non ancora visibile nel dato “core”, quello cioè depurato dalle componenti più volatili dell’energy e del fresco alimentare, è ormai a un passo dal materializzarsi. Lo 0,1% di inflazione certificato a luglio dall’Istat ha sottratto altri due decimi di punto al +0,3% di giugno, portando il caro-vita ormai a ridosso dello zero.
Deflazione significa variazione negativa dei prezzi su base tendenziale, vale a dire rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Ancora non siamo in questa situazione (alla crescita zero si arrivò nel pieno della crisi del 2009, per l’esattezza nel mese di luglio), ma alcuni comparti, il food in primis, confermano, consolidandolo, un percorso a ritroso. Luglio lo ha ribadito per il terzo mese di fila, con un meno 0,7% degli alimentari, dopo il -0,6% di giugno e il -0,2% di maggio.
Nella spirale deflazionistica sono già stati risucchiati gli ortofrutticoli e la pasta. Gli altri prodotti rallentano vistosamente il passo, ad eccezione dell’ittico, accentuando quel fenomeno cosiddetto disinflattivo che appare ormai fisiologico in molti raparti del food & drink. E anche i vini si accodano, archiviando per l’ottavo mese consecutivo un’evidente decelerazione.
A luglio i prezzi sullo scaffale dei prodotti enologici hanno segnato un +2,3% (l’aumento era stato del 2,6% a giugno); si tratta della crescita più lenta da ottobre 2011. Se si guarda poi alla dinamica mensile dei prezzi, lo zero per cento di luglio dimostra l’assenza di spinte su tutti i fronti. Addirittura indietreggiano dello 0,2% rispetto a giugno i prezzi dei vini da tavola, proprio quelli che in passato avevano sperimentato una fase di palese surriscaldamento.
Per le denominazioni di origine la dinamica mensile segna un +0,1%, mentre restano al palo gli spumanti. Il confronto con i prezzi di un anno fa mostra un maggiore impatto inflattivo (seppure modesto) proprio per le etichette di qualità che archiviano un +2,5% tendenziale (ma era il 2,7% a giugno). All’1,9% il dato degli spumanti e al 2,1% quello dei vini da tavola, dal 2,9% del mese precedente.
In generale l’inflazione del reparto enologico risulta più moderata rispetto a quella degli spirits, i cui prezzi al consumo spuntano un più robusto 2,6% anno su anno. Le birre frenano al più 0,8%, dall’1,1% tendenziale di giugno, mentre l’insieme degli alcolici, grazie soprattutto al contributo dei vini, chiude il mese di luglio sotto la soglia del 2%. L’ultima rilevazione dell’Istat indica un più 1,9%, da picchi del 3,8% registrati a fine 2013.
L’inflazione di fondo (o core) scende nel frattempo allo 0,6%, dallo 0,7% di luglio. Marginalmente inflattiva la dinamica dei prezzi dei prodotti ad alta frequenza di acquisto, che cedono lo 0,3% su giugno, ma aumentano dello 0,2% rispetto a luglio 2013. p.f.
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