A febbraio per l’insieme delle referenze enologiche l’Istat quantifica l’aumento annuo dei prezzi al 3% tondo (massimo da maggio del 2009). Ancora sotto l’inflazione (di 3 decimi di punto), ma comunque in accelerazione ormai da quasi un anno (11 mesi). Non è escluso che il fenomeno possa protrarsi ancora per qualche mese, nonostante gli argini della leva promozionale nella grande distribuzione. Considerando che alla prima fase di scambio le condizioni attuali del mercato hanno determinato il raggiungimento di quotazioni superiori addirittura del 35% ai livelli del febbraio 2011, causa la scarsa vendemmia e la richiesta sostenuta grazie soprattutto all’ottima performance dell’export. La cinghia di trasmissione sta avendo insomma i primi effetti anche sui prezzi al consumo, seppure in un contesto di generale ripresa inflazionistica per tutto l’aggregato food & beverage, che al dettaglio tende a scaricare almeno in parte i rincari registrati sul capitolo trasporti, legati al caro-carburanti. Per i prodotti alimentari e le bevande analcoliche la dinamica tendenziale dei prezzi (la variazione sul febbraio 2011, ndr) è risalita al 2,8%, dal 2,4% di gennaio. Al 2,9% la variazione annua dell’indice relativo alle bevande alcoliche (era al 2,7% a gennaio), con il 3% dei vini che si rapporta al +2,7% della birra e al 2,4% degli spirits. Nel reparto enologico la dinamica mensile dei prezzi rivela un’accelerazione allo 0,3% a febbraio, contro il più 0,2% di gennaio nei confronti di dicembre. Da segnalare, nel dettaglio, le maggiori spinte inflattive dei vini da tavola, rispetto alle referenze di qualità, con rincari da un mese all’altro rispettivamente dello 0,6 e dello 0,1 per cento. Il diverso passo si evince anche della dinamica tendenziale delle due distinte tipologie. Il livello attuale dei prezzi retail dei prodotti comuni supera in media del 3,6% i valori del febbraio 2011, mentre i vini di qualità contengono i rincari a un più 2,7%.
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