Il grafico non lascia scampo a dubbi: è il Prosecco il nostro purosangue negli Stati Uniti. Nella categoria sparkling, secondo il monitoraggio effettuato da Nielsen nell’off trade, poco meno della metà di quanto vende l’Italia su questo mercato porta il marchio veneto-friulano. con i volumi che seguono a ruota, 690.000 casse su un totale venduto dall’Italia di 1,6 milioni, il 42%.
Insomma, siamo ormai a “Prosecco e tutti gli altri”, considerando che l’espansione di questo prodotto lo sta portando ad avere un peso significativo anche sul totale vini importati: una bottiglia su quattro ormai è targata Prosecco, equivalente a un giro d’affari di 98 milioni di dollari, un quinto di quanto generato da tutti i vini esteri, con in testa lo Champagne (al 43%), poi più distanziato il Cava (13%) e così via.
Ma ormai il Prosecco ha un peso più che lusinghiero anche sul totale delle vendite di spumante in America, che nell’anno terminato al 20 luglio sono assommate a oltre 1 miliardo di dollari (+5%), per 8 milioni di casse (+4%): il Prosecco (tra le varie Docg e la Doc interregionale) ha una quota del 9% sia a volume che a valore, ovvero quasi una bottiglia su 10 prelevata dagli americani allo scaffale del supermarket o del liquor store viene dall’areale del Prosecco. Quello che lascia però più sorpresi sono i tassi di crescita, in assoluto i migliori della categoria: se lo Champagne arranca e i vini spagnoli sono in leggera crescita, fanno impallidire i +32% annuali sfoderati dal Prosecco sia a volumi che a valori, con un prezzo medio al litro di 15.75 dollari, praticamente immutato rispetto al 2012.
Fonte: elaborazioni Corriere Vinicolo su dati Nielsen
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