La Wine & Spirit Trade Association (WSTA) ha richiamato ancora una volta l’attenzione del governo britannico sulle conseguenze indirette della possibile introduzione del prezzo minimo per unità alcolica. È questo un nuovo passo, successivo al lancio poche settimane fa della campagna Why Should Responsible Drinkers Pay More? (ne abbiamo parlato qui), nella contestazione alla norma allo studio in Gran Bretagna.
Il minimum alcohol price potrebbe favorire la criminalità e l’abuso di alcolici da parte dei consumatori più a rischio di alcolismo, oltre che danneggiare le imprese del Regno Unito.
Secondo la WSTA il governo britannico non riesce a fare una valutazione realistica degli effetti secondari che questa norma potrebbe scatenare: contrabbando, diffusione di prodotti sofisticati, furti e altro ancora.
Un prezzo unitario di 50 pence per unità alcolica comporterebbe un prezzo minimo di 4,88 sterline per bottiglia di vino, allontanando i consumatori dalla distribuzione nazionale (in Francia, ad esempio, il prezzo minimo medio per bottiglia è di circa 2 euro, 1,78 sterline). Inoltre vi è il precedente dell’Irlanda che dimostra che l’aumento dei prezzi dell’alcol porta a una netta crescita degli acquisti transfrontalieri: quando nel 2008, in Irlanda i prezzi sono cresciuti, le vendite di alcolici nella vicina Irlanda del Nord sono aumentate del 25%.
Vi è poi la questione dei prodotti sofisticati e dei venditori non autorizzati che potrebbero avere a causa dell’aumento del prezzo l’attenzione di molti consumatori alla ricerca di alcol a buon mercato, con evidenti rischi e conseguenze per la salute.
La crescita dei prezzi nella vendita al dettaglio potrebbe comportare inoltre un aumento dei furti nei grandi magazzini oltre che, conseguentemente alla probabile diminuzione delle vendite, privare il Tesoro di parte degli introiti fiscali relativi alla vendita di alcolici.
FEB
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